Nel 1966 Yves Saint Laurent sconvolse il mondo della moda sdoganando lo smoking da donna. Non deve perciò stupire che, quasi mezzo secolo dopo, gli eredi del couturier francese si siano messi a reclamizzare delle sigarette con il logo della maison in bella evidenza sugli eleganti pacchetti neri con foglia d'oro, mentre una modella bionda (che sembra la copia di Kate Moss che, guarda caso, ad inizio anno si presentò sigaretta in bocca sulla passerella di Louis Vuitton) invita le donne di Asia e Russia (in Europa e Stati Uniti la pubblicità del tabacco è severamente vietata, come pure il fumo nei locali pubblici) a fare come lei, ovvero fumare voluttuosamente, per acquisire quell'allure sofisticato-classico che, a detta di quelli di YSL, garantirebbero le loro sigarette.
«Il nostro messaggio vuole colpire la vanità femminile - si legge sullo script promozionale del prodotto - e far capire alle donne che fumare le sigarette Yves Saint Laurent le rende molto più attraenti di quelle che fumano un'altra marca o di quelle che non fumano affatto». Alla faccia dei continui appelli contro il fumo e del pericolo cancro causato da tale vizio (è stato accertato che negli Stati Uniti muoiono ogni anno oltre 43mila persone per malattie legate al fumo).
«Quelli di Yves Saint Laurent si dovrebbero vergognare - tuona Deborah Arnott di Action on Smoking and Health - perché in Russia e in parte dell'Asia i giovani non sono ancora protetti da questo tipo di pubblicità e con questo comportamento marchi alla moda come YSL rischiano di condurli ad una dipendenza che può causare loro la morte o una disabilità grave. Non a caso, da quando è entrato il divieto alla commercializzazione o sponsorizzazione delle compagnie di tabacco in Europa e negli Usa, il fumo fra i giovani è crollato di un terzo».
Lanciate per la prima volta nel 1989, le sigarette YSL seguono un trend inaugurato a suo tempo da Cartier e Pierre Cardin.
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